Testo Cencio:
Ci sarà forse ancora, appesa in qualche angolo
o a macchiare di ricordi un muro dell’Associazione Bocciofila Modenese
fra mucchi di coppe e trofei, vinti in tornei ogni volta “del secolo”
glorie oscure di eroi dell’a-punto, del volo, delle bocciate secche e tese
quella foto sul pallaio, presa una sera di quasi estate
con me e Cencio vicini, fintamente assorti a guardare il punto
perché l’umorismo popolare volle immortalare assieme me, il Gigante
e Cencio il Nano, viso già d’uomo serio, compreso, quasi compunto.
Non so come sia capitato in mezzo a noi
confuso branco adolescente di un periodo oscuro
di amori e di domande che gonfiavano
la testa e i fianchi a ondate sofferte ma cercate e poi
quei raspare fra sottovesti in nailon, rubando al buio quel po’ di rubabile
scoprire e esser scoperti, coraggiosi ed incerti
e dopo in branco raccontarsi e tutti a turno ad ascoltarsi ma lui.
Eh, lui non aveva un amore da dire, no, lui non aveva una storia
solo crearsi avventure di cosce e di seni che poi ci sparava a brutto muso
e noi lì ad ascoltarlo sorridendo, senza razzismo né boria
ma senza capire ciò che voleva essere anche lui
solo un normale adolescente ottuso.
Eppure usava lo stesso barbaro gergo e gli stessi jeans consumati
e amava gli stessi film di bossoli e marines lungo i mari giapponesi
parlava di rock e fumetti, e non perdeva i cartoni animati
e come noi guardava esplodere il mondo
con gli stessi occhi attenti, spauriti, sorpresi.
Ma cosa pensava lontano da noi, cosa sognava quand’era da solo?
Con le stesse voglie e con gli stessi eroi
ma ali più piccole per lo stesso volo.
Forse sognava anche troppo e davvero
certo in quel branco si sentiva perso.
Dove scappare per sentirsi vero, dove fuggire per non essere diverso?
E sognò il circo, realtà capovolta, mondo di uguali perché tutti strani
la nostra solita realtà stravolta, quello Eden senza giganti o nani.
“Cencio è scappato via, ma l’han già beccato!”
Dopo due giorni era già ritornato.
Ma il tempo più ottuso di noi incalza per tutti
sia per i giganti che i nani.
Chi immaginava allora che ognuno sarebbe finito in un proprio circo personale?
Vincenti o perdenti non importa, ma quasi mai secondo i propri piani
con la faccia tinta, sul trapezio, fra i leoni, solo attenti a non farsi troppo
male.
Qualcuno m’ha detto che vivi in provincia, con una ballerina bulgara o rumena
chissà se hai poi trovato di dentro la tua vera altezza?
Addio amico venuto dal passato per un momento appena
addio giorni andati in un soffio, amici mai più incontrati.
Ciao giovinezza.
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