Testo Un’Altra Città:
I gomiti sul bancone,
per l’ultimo bicchiere al bar
una coppia alla stazione,
chissà perché arrivati proprio qua.
All’incrocio c’è un barbone,
ma è già un’altra città,
i tossici hanno un rione,
vanno tutti a sbattersi là,
e lei truccata come una bancarella,
si specchia sempre, si sente bella,
lui la guarda, un salto e sono già fuori,
calpestando baveri e lembi di cappotti,
lungo la frontiera dei marciapiedi,
dove non sai dove finisce la notte,
dove non è mai finito ieri,
dove i tram vengono presi a botte,
dove le dita sono cicche
e le smorfie pensieri,
ed i graffiti sono i segni dei chiodi,
che scendono giù lungo i muri,
e continuano sui marciapiedi,
dove li trovi presi, stesi, arresi,
con le facce di lacrime in terra,
come in tempi di guerra……
Se non fu solo un mistificazione,
quel sessantotto tanti anni fa,
i balordi sono la ragione,
critica di ogni società,
e i disperati una nazione,
che deve avere fede e pietà,
dove nessuno vale più un padrone,
e anche il tempo, lo sa,
ed i tempi stan cambiando,
come non sono cambiati mai,
il mondo sta vivendo,
una corsa senza fine ormai,
e lei in mezzo alla notte,
sotto un neon di calze a rete sfatte,
taccheggia tra le piogge rotte,
a cosce aperte e il mondo che batte,
lui con un coltello in tasca nella via,
per farsi posto, per farsi compagnia,
dove non c’è posto
e non ci sono speranze,
fra lune di fango e fiori di sangue,
in una lunga trincea dove devi,
aspettare in agguato
e strisciare per terra,
come in tempi di guerra…
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